MANI VISIBILI

MANI VISIBILI è una collezione di brevi contributi video in cui esperti di varia natura raccontano una loro prospettiva sui mercati e le istituzioni essenziali al loro funzionamento. Le “mani visibili” sono i mezzi mobilitati dagli attori pubblici o privati, istituzionali o personali, per la realizzazione dei propri fini. I movimenti delle mani visibili sono il cuore della storia degli stati e dei mercati

LE GIORNATE DI ECONOMIAMARCELLO DE CECCO 2017

Il progetto MANI VISIBILI è stato lanciato nella prima edizione delle Giornate di Economia Marcello De Cecco, il 16 e 17 settembre 2017. In questa occasione, hanno fornito un contributo Paolo BARATTA, Salvatore BIASCO, Enzo CIPOLLETTA, Maurizio FRANZINI, Marcello MESSORI, Stefano MICOSSI

Sessione 1

Paolo Baratta

Marcello de Cecco ha sempre sottolineato l’importanza del potere politico nel favorire o impedire le dinamiche economiche, ritenendo, ad esempio, che certe deficienze del sistema industriale italiano fossero il risultato di un forte condizionamento politico internazionale. Anche Adam Smith aveva sottolineato come la rivalità, che è essenziale alla concorrenza, potesse impedire l’armonico comporsi degli interessi da parte della ‘mano invisibile’, rendendo perciò necessario l’operare di ‘mani visibili’ (regole e istituzioni).

Innocenzo Cipolletta

Cipolletta riconosce la forte influenza di Marcello de Cecco sul suo libro “Banchieri, Politici e Militari”, dove si raccontano le vicende dell’economia, dalla crisi del dollaro (1971) e del petrolio (1973) fino alla crisi finanziaria scoppiata nel 2008, come interrelazioni di fatti militari, economici e politici.

Maurizio Franzini

Partendo da un’osservazione di De Cecco, Franzini illustra le principali caratteristiche delle disuguaglianze economiche contemporanee, sostenendo che i processi che generano tali disuguaglianze presentano diversi elementi di inaccettabilità e che perciò occorrono interventi diretti non solo a redistribuire reddito ma anche a condizionare il funzionamento dei mercati.

Valeria Termini

De Cecco aveva una concezione del mondo dinamica e articolata, dove l’ambito economico e l’ambito politico rispecchiano insiemi di forze contrastanti che si combinano nell’anarchia del mercato. È in virtù di questa complessità che, secondo De Cecco, per l’economista sono imprescindibili sia la conoscenza storica, sia una lettura internazionale dell’economia, per cui interessi contrapposti si resistono a vicenda rallentando il passo del cambiamento e ridefinendo volta per volta i rapporti di potere. Su queste basi, Valeria Termini presenta un’analisi degli scenari energetici contemporanei.

Marcello Messori

Dal 2007 al 2013, l’economia europea ha attraversato due lunghe fasi di recessione, tornando a crescere dal 2014 e, in modo più consistente, solo dalla fine del 2016 e solo in alcuni paesi. La comprensione del modo in cui avvengono passaggi come questi è un tipico problema che Marcello de Cecco si sarebbe posto, interrogandosi in particolare sul ruolo della politica economica. Messori illustra il ruolo della politica monetaria e della politica fiscale, sottolineando come la fragilità della crescita europea sia figlia della carenza degli investimenti pubblici e privati nell’area Euro.

Stefano Micossi

Micossi illustra come l’acuta instabilità che si è sviluppata durante la crisi finanziaria abbia fatto emergere i limiti della costruzione dell’Unione monetaria europea e dunque la necessità di politiche europee per la convergenza economica, il completamento dell’Unione bancaria e il ripristino della fiducia nei mercati dei titoli pubblici.

Sessione 2

Marco Panara

Marcello de Cecco ha sempre sottolineato l’importanza del potere politico nel favorire o impedire le dinamiche economiche, ritenendo, ad esempio, che certe deficienze del sistema industriale italiano fossero il risultato di un forte condizionamento politico internazionale. Anche Adam Smith aveva sottolineato come la rivalità, che è essenziale alla concorrenza, potesse impedire l’armonico comporsi degli interessi da parte della ‘mano invisibile’, rendendo perciò necessario l’operare di ‘mani visibili’ (regole e istituzioni).

Giovanni Legnini

La complessità è un dato ineludibile della modernità con il quale la legislazione e la giurisdizione devono fare i conti. Non possiamo cancellarlo ma una migliore qualità della legislazione è possibile; è possibile tutelare l’autonomia della magistratura all’interno di una cultura condivisa dell’organizzazione e della gestione; è possibile raggiungere una più uniforme interpretazione del diritto.

Michela Manetti

Quando la legge non lo prevede espressamente, i tribunali italiani non sono autorizzati a tenere conto delle conseguenze economiche e sociali delle proprie decisioni. Questo accade perché la nostra Costituzione, a differenza ad esempio di quella statunitense, contempla da un lato diritti (come quello alla salute o al lavoro) che richiedono necessariamente l’intervento dello Stato e possono entrare in conflitto tra loro, e dall’altro non prevede giurie e giudici eletti dal popolo ma sancisce l’indipendenza dei giudici, riservando l’onere di compiere scelte politiche ai soli organi rappresentativi.

Luciano D'Amico

La crescente frammentazione della produzione legislativa non è un fattore di disturbo per le aziende, che sono tutte perfettamente abituate a ragionare in termini di complessità. Ciò che disturba la vita aziendale non è la complessità ma l’incertezza. La semplificazione del quadro normativo costituisce un fattore di promozione aziendale e sviluppo economico di minore impatto rispetto al consolidamento degli orientamenti giurisprudenziali della Cassazione.

Emanuele Felice

Le radici del declino italiano risalgono alle scelte compiute negli anni Settanta e Ottanta, la cui conseguenze si accentuano con l’entrata nell’euro. Già dagli anni Settanta, l’Italia avrebbe dovuto perseguire un nuovo modello di sviluppo, fondato sull’istruzione, l’innovazione e l’efficienza delle istituzioni. Marcello De Cecco è stato fra i primi a sottolineare questi aspetti.

Vincenzo Visco

La rilevanza dei problemi economici è decisiva per la stessa nascita del diritto. Quando gli interessi economici mutano, il diritto tende inevitabilmente a cambiare. La rilevanza degli interessi globali su quelli nazionali ha portato alle regole di austerità, alla riduzione dei vincoli normativi sui mercati finanziari e i mercati del lavoro, alla cessione di potere delle assemblee legislative a favore di organismi tecnici non eletti. L’attuale populismo, la sfiducia dei cittadini nei confronti delle classi dirigenti, nasce dalla difficoltà di conciliare i diritti nazionali e le dinamiche economiche globali.